Il valore dell’accreditamento, tra settori strategici e mercati che cambiano

Filippo Trifiletti traccia un bilancio sulla governance e sui risultati di Accredia nel 2024, oltre a presentare i progetti per il 2025: numeri in crescita, nuovi ambiti, collaborazioni istituzionali, formazione sulla Qualità e scenario internazionale.
Come emerso anche nell’Assemblea dei Soci di Accredia del 13 maggio scorso, i servizi accreditati sono sempre più richiesti dal mercato. I vantaggi che garantiscono per il tessuto produttivo e per l’efficienza delle istituzioni, come spiega il Direttore Generale dell’Ente, Filippo Trifiletti, sono evidenti anche nella crescita degli organismi, dei laboratori e delle certificazioni accreditate, oltre che nelle collaborazioni con la Pubblica Amministrazione e nei nuovi ambiti di applicazione, dalla sostenibilità al digitale.
Partiamo dai numeri. Con oltre 2.600 accreditamenti rilasciati nel 2024, Accredia ha un ruolo sempre più centrale nel sistema Paese. Quali sono i dati più significativi?
La crescita non è un fatto episodico. Sin dalla nascita di Accredia, ogni anno abbiamo vissuto numeri in aumento. Vorrei rimarcare che più del numero dei soggetti accreditati, crescono le giornate di verifica che facciamo su di loro. Cosa significa questo? Che abbiamo organismi sempre più grossi, più potenti, che hanno una diversificazione maggiore delle loro attività, che cercano di integrare le diverse aree delle valutazioni di conformità. Si tratta di un progressivo miglioramento che non può che far bene a tutto il sistema.
Per indicare, poi, un ambito in cui l’aumento è stato più marcato, possiamo fare riferimento alle certificazioni per la parità di genere. Abbiamo raggiunto 55 organismi di certificazione accreditati in pochi anni. Per dare un termine di paragone, le certificazioni per i sistemi di gestione ambientale, che sono in attività da una ventina d’anni, non arrivano a questo numero.
Quali sono i settori in cui la domanda di servizi accreditati cresce di più e perché?
Parliamo, ad esempio, di transizione digitale perché l’anno scorso abbiamo avuto la definizione del Regolamento comunitario, l’AI ACT, sull’Intelligenza Artificiale. Che cosa comporterà questo nuovo scenario? Che gli Enti come il nostro si dovranno misurare con l’accreditamento di organismi di certificazione cosiddetti notificati per garantire che le applicazioni dell’Intelligenza Artificiale nei settori ad alto rischio siano da loro validate.
Non è una novità occuparsi della transizione digitale per il nostro Ente che, ad esempio, sui sistemi di gestione per la sicurezza delle informazioni ha accreditato 32 organismi con una crescita del 20% nell’ultimo anno. Questo spiega anche il perché della collaborazione che abbiamo in atto sia con l’AgID che con l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale.
Un altro scenario nuovo che stiamo seguendo con molta attenzione è quello relativo alla Direttiva, ormai quasi definita dall’Unione europea, sul greenwashing, dove sarà necessario che le affermazioni delle imprese sulla naturalità, la genuinità, la conformità ai dettati di tutela dell’ambiente e dei prodotti, siano validate da organismi di terza parte, quindi accreditati.
Accredia opera a supporto tecnico delle Istituzioni e delle Pubbliche Amministrazioni. Quali sono le collaborazioni più importanti e qual è il ruolo dell’Ente in questi contesti?
Ci sono nove Ministeri che compongono la Commissione di Sorveglianza Ministeriale e sono Soci di diritto di Accredia. Con sei di questi abbiamo delle Convenzioni che sono state stipulate nel tempo e questa collaborazione è iniziata a partire dal 2012 facendo diventare l’Italia, già nel 2017, il primo paese per numero di notifiche basate sull’accreditamento.
Queste Convenzioni hanno progressivamente esteso il nostro campo d’azione a nuovi settori come, ad esempio, nel caso della convenzione con l’ANSFISA. Da molti anni collaboriamo con l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria che, dopo il brutto episodio del Ponte Morandi, ha allargato le proprie competenze anche alle infrastrutture stradali e autostradali. Anche qui si è avviata un’attività di collaborazione molto intensa, che progressivamente coinvolgerà tutti gli Enti che gestiscono le strade.
In parallelo all’attività tecnica, Accredia ha dato vita alla Accredia Academy, la struttura dedicata alla formazione e alla cultura della qualità. Quali sono i progetti in corso e a chi si rivolgono?
Parliamo di circa 300 iniziative ogni anno, con centinaia e centinaia di giornate di docenza. Il prossimo mese partirà, ad esempio, la terza edizione della Summer School organizzata dal nostro Dipartimento Laboratori di taratura in collaborazione con l’INRiM, l’Istituto di metrologia e, da quest’anno, con l’Istituto Nazionale di Metrologia delle Radiazioni Ionizzanti, l’INMRI-ENEA. Un’edizione con 90 iscritti, a conferma della grande domanda di formazione specializzata nell’ambito delle misure applicate a moltissimi processi produttivi.
A maggio è partito anche il primo Master per la formazione di tecnici da impiegare nei laboratori di prova accreditati. Infine, mi piace sottolineare che si rivolgono a noi anche istituzioni di primissimo livello, come ad esempio la Banca d’Italia e questo rende la formazione un tool sempre più strategico nelle attività di Accredia. Non solo per i 125 dipendenti e per gli oltre 500 ispettori, ma anche per tutto il mondo che ruota attorno a noi e che si rivolge ai servizi di valutazione della conformità.
Nel 2025 Accredia ha rinnovato la sua brand identity e il sistema dei marchi di accreditamento. Di che novità parliamo e cosa cambia per i soggetti accreditati?
Si è trattato di un cambio radicale, a partire dalla scelta dei colori. Il Regolamento comunitario 765 del 2008 definisce la nostra come un’attività di pubblica autorità nell’interesse generale, e ci è quindi sembrato giusto mettere in luce il nostro ruolo di autorevolezza con la scelta soprattutto dell’ocra.
C’è stata, poi, anche l’intuizione di inserire un elemento grafico che potesse rappresentare la spunta, il segno di controllo che si usa nelle check list per verificare che un determinato aspetto sia soddisfatto.
Tutto questo, assieme alla revisione del sito web, ha avviato una transizione che richiede tempi non troppo rapidi, estesi ancora per una buona parte del 2025. Ci sarà molta tolleranza, lo voglio dire con grande serenità, perché vogliamo dare, per così dire, meno grattacapi possibili ai nostri amici dei laboratori e degli organismi accreditati.
Allargando lo sguardo al quadro economico internazionale, le tensioni commerciali crescenti hanno un impatto anche sul sistema di accreditamento?
L’accreditamento ha principalmente significato nel multilateralismo, nell’utilizzo di regole comuni e quindi nel fatto che tutti gli Enti di accreditamento e i rispettivi organismi e laboratori accreditati seguano le stesse metodiche.
Nel momento in cui invece sembrano emergere tendenze più regionalistiche che globali, speriamo fortemente si tratti solo di schermaglie che non mettano in discussione il ruolo di soggetti come ISO e CEN, piuttosto che di EA, rispetto alle reti mondiali IAF e ILAC.
Reti che, con un’azione veramente lungimirante su cui Accredia e in modo particolare il mio collega Emanuele Riva hanno lavorato, si stanno fondendo. A breve nascerà, infatti, la nuova rete Global Accreditation Cooperation per unire IAF e ILAC, e speriamo fortemente che questo modello non venga messo in discussione, perché significherebbe sminuire il valore dell’accreditamento e delle certificazioni come strumenti per evitare di nuovo i controlli di parte seconda all’arrivo alle dogane dei prodotti.