Certificazioni

Il principio “Professional Agnostic”: verso una nuova cultura della conformità

 

Dal mondo IT alla revisione contabile fino al sistema ISO: il principio di neutralità professionale ridefinisce i confini dell’accreditamento. Emanuele Riva spiega come il futuro della valutazione della conformità richieda anche inclusione e rigore.

Nel panorama globale della valutazione della conformità, l’evoluzione dei mercati e lo sviluppo delle tecnologie impone di ripensare principi e modelli consolidati. Tra i concetti emergenti, quello di “Professional Agnostic” offre una prospettiva inedita: un approccio capace di coniugare neutralità, apertura e competenza, per costruire un’infrastruttura di accreditamento sempre più flessibile, inclusiva e credibile.

Emanuele Riva, Presidente di IAF e Vice Presidente di Global Accreditation Cooperation Incorporated, offre una sua riflessione sul tema, alla luce della futura norma ISO/IEC 17067 “Conformity assessment — Fundamentals of product certification and guidelines for product certification schemes”, che amplierà il concetto di “schema”.

Dalle pagine di IAF Outlook, Riva invita a adottare il principio “Professional Agnostic” nel sistema internazionale di valutazione della conformità e a utilizzarlo come chiave interpretativa per affrontare le sfide di un contesto in rapido cambiamento.

Dalla neutralità tecnologica all’inclusione professionale

Il termine “agnostico” viene usato nel lessico informatico per indicare un sistema progettato per funzionare indipendentemente da piattaforme o architetture proprietarie. Un software platform agnostic, ad esempio, opera indifferentemente su Windows, Linux o macOS; una cloud agnostic solution consente di migrare tra ambienti differenti senza vincoli o penalità.

L’estensione del significato prefigura l’obiettivo di superare le barriere imposte da soluzioni chiuse, favorendo interoperabilità, libertà e resilienza. Così questo paradigma, fondato su neutralità e apertura, ha trovato applicazione anche in altri ambiti professionali.

Nel mondo dell’assurance, ad esempio, lo standard ISSA 5000 nasce per abilitare sia accountant sia altri professionisti a fornire servizi di verifica indipendente, superando la logica della disciplina di partenza. Conta la competenza, non l’appartenenza: ciò che legittima un operatore è la capacità di aderire a requisiti comuni di qualità, integrità e comportamento etico.

Da specificità tecnica, il concetto di “agnosticismo” diventa una caratteristica di sistema: uno standard tecnico, una procedura o un processo professionale risultano più solidi quando possono essere adottati da una pluralità di attori qualificati, senza privilegiare un gruppo specifico, ma esigendo da tutti il rispetto di regole condivise e rigorose.

Il principio “Professional Agnostic” nel sistema ISO

Nel contesto della valutazione della conformità, il principio “Professional Agnostic” invita a ripensare modalità, confini e regole dell’accreditamento, aprendo uno spazio in cui neutralità metodologica e inclusione degli operatori convivono con la solidità dei fondamenti ISO. È una delle sfide più rilevanti per la comunità internazionale dell’accreditamento.

Essere “Professional Agnostic” significa garantire neutralità verso schemi e norme, consentendo a ogni organismo di certificazione di scegliere lo standard più adeguato al proprio mercato, purché conforme ai criteri ISO e IAF.

Significa anche promuovere l’inclusività, mantenendo l’accreditamento accessibile a chi dimostri competenza, trasparenza e integrità, indipendentemente da forma giuridica o provenienza.

In questa prospettiva, la flessibilità non è una minaccia, ma un segno di maturità: un sistema capace di accogliere standard diversi — dalle norme ISO a quelle sviluppate da altri enti o scheme owner — risponde meglio alle esigenze del mercato, mantenendo saldi i principi di indipendenza, imparzialità e rigore tecnico.

Governare l’agilità con il rigore: la nuova ISO/IEC 17067

L’apertura introdotta dal principio “Professional Agnostic” è già presente nelle norme di accreditamento. Tuttavia, una maggiore flessibilità richiede anche un controllo più accurato: la reputazione del sistema dipende dalla capacità di bilanciare agilità e rigore, evitando che l’ampliamento degli schemi si traduca in confusione o perdita di fiducia.

La prossima revisione della ISO/IEC 17067 segnerà un momento decisivo: la norma estenderà il concetto di “schema”, consentendo di accreditare organismi che operano su standard diversi, anche sviluppati al di fuori del perimetro ISO o IEC.

Un’apertura che, se ben governata, potrà generare valore, ma se mal gestita rischia di alimentare frammentazione e incertezza. Per essere accreditabili, tali schemi dovranno dimostrare equivalenza sostanziale con gli standard ISO, in termini di partecipazione degli stakeholder, trasparenza e solidità metodologica.

Si apre così una riflessione di fondo: cosa accadrebbe se, in futuro, i certificati emessi dai soggetti accreditati riportassero anche il marchio dello scheme owner o dell’Ente di normazione che ha sviluppato lo schema? Siamo pronti ad accogliere nuovi attori, mantenendo immutata la forza dei nostri principi di imparzialità e competenza?

Valutare queste innovazioni tenendo presenti i criteri ispirati a un approccio professionale agnostico contribuirà a fornire risposte concrete, promuovendo la qualità, la credibilità e l’adattabilità del sistema di accreditamento internazionale, difendendo al contempo la storia e la reputazione degli Enti e dei loro network.

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